martedì 4 novembre 2003

Silvio Berlusconi, scioperassi anche te

Marco Cedolin

Il "diritto di sciopero" sta turbando sempre più le notti di Silvio il riformatore e di quella consorteria che ardisce farsi chiamare "casa delle libertà".
Scioperano i medici, gli insegnanti, gli operai, i giudici, i giornalisti, gli assistenti di volo, i ferrovieri, gli allevatori, i postini, gli autotrasportatori, gli agricoltori, insomma tutti gli italiani che possono farlo, non essendo ancora disoccupati.
Scioperano perchè minacciati dai tagli del personale, perchè vessati dalle "grandi riforme", per contestare i salari che stanno perdendo ogni contatto col costo della vita.

Le privatizzazioni esasperate e la politica dello "stato azienda", scellerata al limite dell'autolesionismo stanno producendo i loro nefasti effetti su un mondo del lavoro già martoriato dai governi precedenti.
La logica secondo la quale uno stato ha come scopo precipuo quello di perseguire il bene dei cittadini, mentre un'azienda esiste con l'unico fine di ottenere il maggior profitto possibile non dovrebbe poi essere di così difficile comprensione nemmeno per le teste di legno che affermano di lavorare per il bene del paese.

Pensare di poter risolvere i tanti problemi che affliggevano l'amministrazione pubblica semplicemente ricorrendo alla privatizzazione selvaggia significa essere degli sprovveduti senza un minimo di lungimiranza.
Qualunque democrazia moderna non può sfuggire alla ricerca del giusto equilibrio fra pubblico e privato, senza finire per minare inesorabilmente il mondo del lavoro, il benessere dei cittadini e consequenzialmente la propria economia.

Risulta troppo semplicistico ed indicativo delle scarse capacità cognitive del cavaliere affermare che tutto sta andando a rotoli unicamente perchè egli stesso è un perseguitato.
Perseguitato dai giudici, dai comunisti, dagli operai, dagli insegnanti, dai controllori di volo, dagli assistenti di volo, dai giornalisti, dai dottori, dagli avvocati, dai contadini, insomma da tutti gli italiani.
Quegli italiani che cantano canzoni cattive e sono disposti a finire a dormire sotto un ponte pur di boicottarlo ed impedirgli di costruire il paese di bengodi.

Forse anche in questa situazione così deteriorata un rimedio ci sarebbe e non consiste nell'abolire a colpi di maggioranza, dopo l'articolo 18 anche il diritto di sciopero.
Si prenda una pausa, lavorare troppo logora e induce in stato di stress.
Cominci a scioperare anche lei, un lungo sciopero senza soluzione di continuità contro tutti coloro che la perseguitano senza le sia mai stato dato modo di capire il perchè. Scioperi e poi scioperi ancora, ci lasci una speranza.

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