martedì 18 novembre 2003

Sciacalli d'Italia

Marco Cedolin

La strage di Nassirya è da ormai quasi una settimana il fulcro intorno al quale si stanno muovendo tutti i palinsesti TV, in una corsa al degrado che non ha risparmiato nessuno e nulla fra coloro che di televisione vivono esistenze non proprio condite col risparmio.
Nell'arena insanguinata dei poveri carabinieri dai corpi straziati, ancorchè nei secoli fedeli, si sono lanciati veramente tutti al pari di un'orda di avvoltoi famelici: giornalisti, presentatori, commentatori, generali in pensione, attori di sitcom, rappresentanti del mondo politico, preti, maghi, calciatori, veline, carabinieri di ogni sorta e specie, militaristi, antimilitaristi e perfino due baroni intoccabili del piccolo schermo come Bruno Vespa e Maurizio Costanzo.

Ma la cosa peggiore, in questa settimana nella quale i programmi TV hanno aggiunto costantemente vergogna alla vergogna, è stato il modo nel quale la massa vociante degli sciacalli ha fatto scempio di quei berretti con la fiamma ormai spenta, alla spasmodica ricerca di qualche briciola di audience in più.
I pianti degli sconsolati familiari delle vittime si sono intrecciati con gli esperti di politica internazionale vestiti di tutto punto, la rabbia per una disgrazia di queste dimensioni è stata vissuta sull'onda di un amor patrio che ricorda i peggiori momenti del ventennio, le povere vittime di una guerra inutile e assassina si sono tramutate in martiri del terrorismo internazionale.

Tutto ma proprio tutto è stato rivoltato come un calzino, i sentimenti della gente, l'oggettività degli accadimenti, il senso delle parole e quello delle lacrime.
Un marasma di espressioni idiote, una cacofonia di suoni senza un senso compiuto, un'anarchia di parole pronunciate al solo scopo di tenere in esercizio quell'inutile propaggine chiamata lingua.
C'è chi ha palesato geniali parallelismi con "ground zero", chi ha chiamato in causa Bin Ladin e Saddam, chi ha confuso l'arma con la croce rossa, chi è riuscito a trovare un senso artistico nell'altare della patria, chi ha esposto al balcone il tricolore, chi ha inventato così su due piedi lo "sciopero di lutto", chi ha dispensato a piene mani minuti di silenzio intercalati ad ore di parole che uccidono l'intelligenza e la dignità umana, chi ha perquisito la casa dell'Imam di Carmagnola, chi ha predicato odio contro i mussulmani, chi si è sentito in guerra contro i terroristi, chi si è sentito come i personaggi che interpreta dentro una fiction, chi invece stava là perchè girava un film e in diretta TV gli hanno suggerito perfino il titolo, col consiglio di montare tutto in fretta e furia che intanto il promo è già partito qualche giorno fa.

Domani con i funerali solenni ci sarà l'apoteosi, l'apoteosi del nulla, di troppe parole usate solo per incensare il niente, del dolore inscatolato dentro il tubo catodico e usato come simulacro di civiltà, di troppe frasi infarcite di retorica, di troppe lacrime che avrebbero meritato un pò di silenzio, un pò di dignità, un pò di rispetto, ma non vi possono essere dignità e rispetto nell'animo di chi senza esitazione e pietà non esita a strumentalizzare i morti nel nome della patria e della guerra santa.

martedì 11 novembre 2003

Il paese di bengodi

Marco Cedolin

Casualmente, grazie alla segnalazione di una cara amica, mi sono imbattuto in un documento scaricabile sul sito del Ministero del lavoro e delle politiche sociali i cui contenuti a dir poco deliranti sembrano fare riferimento alla realtà di qualche pianeta alieno anziché a quella del nostro paese.
Alla voce “Piano di azione nazionale contro la povertà e l'esclusione sociale 2003 - 2005” vengono sciorinate la bellezza di 44 pagine di testo nelle quali, usando il linguaggio italo - americano tanto caro agli studenti della Bocconi, si cerca di dimostrare come in Italia negli ultimi anni si sia più ricchi, si viva meglio, si trovi più facilmente lavoro e la povertà stia gradualmente scendendo.

Vi domanderete, come ho fatto anche io, in quale maniera sia possibile far credere che gli asini volano, la terra è quadrata e l'energia nucleare fa bene alla salute, ma vi assicuro che il lavoro di questi amanuensi, che magari non hanno mai letto il Capitale di Marx ma fanno tesoro delle innovative teorie degli economisti neoliberal a stelle e strisce, è svolto con cura certosina con il chiaro intento di fuorviare l'opinione degli italiani.
La spina dorsale sulla quale si regge tutto questo lungo trattato è ovviamente costituita da cifre, dati, percentuali.
Prestandosi da sempre i numeri ad ogni genere di mistificazione, soprattutto qualora essi vengano citati avulsi dal contesto nel quale sono fisiologicamente inseriti.
Gli “economisti della libertà” asseriscono così che la ricchezza in Italia è aumentata, facendo riferimento ad un risibile aumento del PIL, dato che di per se stesso non significa nulla se non comparato con quello dell'inflazione e soggettivato al modo nel quale la “ricchezza” viene poi distribuita nel paese, valori questi che vengono ovviamente sottaciuti.

Sempre i mentori del liberal pensiero citano 684.000 nuovi posti di lavoro creatisi, guardandosi bene dall'entrare nel merito di quali lavori effettivamente si tratti (l'operatrice di un call center in un anno può arrivare a trovare 4 nuovi posti di lavoro, essendo assunta per tre mesi ogni volta ma non significa aver creato 4 posti di lavoro) e dal comparare i “nuovi assunti” con coloro che il lavoro lo hanno perso e forse non lo troveranno mai più.
Come se non bastasse il tasso di occupazione è secondo lor signori salito di due punti percentuali negli ultimi due anni, peccato nel sostenere l'insostenibile si ometta di entrare nel merito di quali occupazioni concorrono a comporre questi dati. Sarebbe infatti molto interessante scoprire che una larga fetta di coloro che secondo le cifre del ministero risultano occupati guadagnano mensilmente una cifra che potrebbe al massimo sostentare un animale domestico, sempre che sia di piccola taglia.

Interessante è anche il modo nel quale viene evidenziato un fantomatico aumento della spesa sociale, anche qui citando semplici cifre comparate con il passato e dimentichi dell'esistenza dell'inflazione.
Curioso è poi il riferimento all'aumentata età media della popolazione, nel tentativo in verità patetico di arrogare al governo Berlusconi perfino la normale curva dell'evoluzione.

Gli argomenti interessanti nel testo, fra una parola italiana ed una americana (che sicuramente fa più scena ed intellettualmente chic) continuano ancora a lungo, ma sono certo che, chi di voi avrà voglia di leggerlo integralmente troverà modo di divertirsi oltremisura meglio che con un romanzo di fantascienza.

La parola “divertirsi” naturalmente la uso in un'accezione insolitamente amara del termine, come quel riso dolceamaro che ci pervade accostandoci ai molti non sense del nostro tempo.
E' parossistico infatti come certi economisti attenti solo alla “voce del padrone” si profondano nel tentativo di dimostrare agli italiani che la realtà di tutti i giorni è solo frutto di un'immensa allucinazione collettiva.
Le fabbriche che chiudono? Miraggi di calore….
Le mille lire diventate un Euro? Fantasie oniriche importate dal dormiveglia.
Il valore dei salari che continua a scendere? Solo un'illusione priva di realtà.
Un'economia prossima al collasso? Ma che scherzate?....Mai andati meglio!
Quando si è governati da una classe dirigente che si rifiuta perfino di riconoscere la realtà oggettiva dei fatti ci si ritrova un poco come i passeggeri di un aereo sul quale i piloti stanno lanciandosi con gli unici due paracadute presenti a bordo….le cifre, prese nella maniera adatta a compiacerci possono dimostrare qualunque assurdità le si voglia far dire, peccato però siano ipocaloriche, poco commestibili e del tutto inadatte a mantenere una famiglia o a preparare il desco.

mercoledì 5 novembre 2003

Sondaggi cattivi

Marco Cedolin

La figuraccia inattesa aveva già coinvolto poco tempo fa Rai 1 e Silvio Berlusconi, additato dagli italiani come l'archetipo degli uomini politici che dicono e non fanno, ricordate?
Ma questa volta l'imbarazzante siparietto ha coinvolto l'intera Unione Europea, allorchè alla domanda su "quale fosse nel globo la nazione più pericolosa nel compromettere la pace mondiale" la maggior parte degli europei ha dato ad Israele (e al boia Sharon che lo governa) la proprio non ambita palma.
Agli uomini politici contemporanei, sempre troppo indaffarati nel curare l'immagine ed il proprio appeal in TV deve essere sfuggito un particolare piccolo ma pregno di significato.
Quando si governa nel nome dei popoli facendo e dicendo cose che i popoli non condividono, bisogna evitare di proporre e rendere pubblici sondaggi di qualunque genere essi siano, onde evitare di venire smentiti clamorosamente.

Il problema è tutto qui, non alligna nell'antisemitismo di noi europei e neppure in un sondaggio che qualche uomo politico sull'orlo di una crisi di nervi ha tentato d'interpretare come tendenzioso e neanche in uno sbaglio nella composizione del campione.
Il problema nasce e muore dentro la realtà di questa oligarchia che siede sul trono d'Europa senza altro scopo se non quello di essere il braccio politico delle multinazionali e perseguire una strada utilitaristica che con gli interessi e la volontà del popolo nulla ha da spartire.

Se si fosse fatto un sondaggio sul collaborazionismo dell'UE all'invasione americana dell'Iraq la posizione dei governi sarebbe stata clamorosamente smentita.
Se si chiedesse agli italiani quanto sono "felici" della riforma Biagi, di quella della scuola, del grande benessere conseguente all'introduzione dell'Euro o della nuova "geniale" riforma delle pensioni i risultati sarebbero tali da far sprofondare in una melma di cocente imbarazzo un'intera classe politica.

La "gente" per quanto la si bombardi con una disinformazione mediatica scandalosa, la si "impasticchi" di pubblicità idiota dal mattino alla sera, la si ricatti con il miraggio evanescente dell'agognato arricchimento, un minimo di raziocinio è riuscita comunque a mantenerlo.
Quando le si pongono domandine facili facili e risponde in sincerità non può fare altro che additare Israele come il paese che più di ogni altro si manifesta guerrafondaio, arrogante, prevaricatore e quanto mai lontano dall'essere una democrazia.
Nelle democrazie i criminali di guerra vengono processati e poi tradotti alle patrie galere, non incensati e lasciati con potere assoluto alla guida del paese.

Quante figure patetiche si stanno dibattendo in questi giorni nel tentativo di screditare in qualche maniera i risultati di un sondaggio che non avrebbe dovuto stupire nessuno.
Dal misrabbino Fini Gianfranco a quel Romano Prodi scelto dalla sinistra chic per compiere la "missione impossibile" di riuscire a perdere perfino le prossime elezioni, dalle metastasi di democrazia cristiana come Follini e Casini, fino ad un uomo come Marcello Pera che per conservare un minimo di dignità dovrebbe restare sempre in silenzio.
Tutti a vaneggiare ancora una volta di antisemitismo, tutti a cercare di difendere l'indifendibile Sharon, tutti a combattere con indignazione quello che è in effetti il loro unico nemico: il pensiero del popolo.

Siccome stamattina nel leggere quattro pagine della Stampa (dico quattro e le prime quattro oltretutto) dedicate esclusivamente all'argomento, sono rimasto per un attimo incredulo e basito vorrei permettermi, con l'umiltà che da sempre contraddistingue noi persone comuni, di dare un piccolo consiglio a lor signori.
Il lodo Maccanico è ormai caduto nel dimenticatoio, la vostra propensione a vietare tutto e il contrario di tutto è fuori discussione, perchè dunque non promuovere una bella legge che vieti i sondaggi a qualunque titolo e in qualunque forma?E' l'unico modo, datemi retta,per evitare non solo di sprecare inutilmente fiato prezioso, ma anche per far si non si palesi quello che in fondo in fondo è il vostro vero grande problema: il fatto di non rappresentare in realtà niente e nessuno, tranne i vostri padroni.

martedì 4 novembre 2003

Silvio Berlusconi, scioperassi anche te

Marco Cedolin

Il "diritto di sciopero" sta turbando sempre più le notti di Silvio il riformatore e di quella consorteria che ardisce farsi chiamare "casa delle libertà".
Scioperano i medici, gli insegnanti, gli operai, i giudici, i giornalisti, gli assistenti di volo, i ferrovieri, gli allevatori, i postini, gli autotrasportatori, gli agricoltori, insomma tutti gli italiani che possono farlo, non essendo ancora disoccupati.
Scioperano perchè minacciati dai tagli del personale, perchè vessati dalle "grandi riforme", per contestare i salari che stanno perdendo ogni contatto col costo della vita.

Le privatizzazioni esasperate e la politica dello "stato azienda", scellerata al limite dell'autolesionismo stanno producendo i loro nefasti effetti su un mondo del lavoro già martoriato dai governi precedenti.
La logica secondo la quale uno stato ha come scopo precipuo quello di perseguire il bene dei cittadini, mentre un'azienda esiste con l'unico fine di ottenere il maggior profitto possibile non dovrebbe poi essere di così difficile comprensione nemmeno per le teste di legno che affermano di lavorare per il bene del paese.

Pensare di poter risolvere i tanti problemi che affliggevano l'amministrazione pubblica semplicemente ricorrendo alla privatizzazione selvaggia significa essere degli sprovveduti senza un minimo di lungimiranza.
Qualunque democrazia moderna non può sfuggire alla ricerca del giusto equilibrio fra pubblico e privato, senza finire per minare inesorabilmente il mondo del lavoro, il benessere dei cittadini e consequenzialmente la propria economia.

Risulta troppo semplicistico ed indicativo delle scarse capacità cognitive del cavaliere affermare che tutto sta andando a rotoli unicamente perchè egli stesso è un perseguitato.
Perseguitato dai giudici, dai comunisti, dagli operai, dagli insegnanti, dai controllori di volo, dagli assistenti di volo, dai giornalisti, dai dottori, dagli avvocati, dai contadini, insomma da tutti gli italiani.
Quegli italiani che cantano canzoni cattive e sono disposti a finire a dormire sotto un ponte pur di boicottarlo ed impedirgli di costruire il paese di bengodi.

Forse anche in questa situazione così deteriorata un rimedio ci sarebbe e non consiste nell'abolire a colpi di maggioranza, dopo l'articolo 18 anche il diritto di sciopero.
Si prenda una pausa, lavorare troppo logora e induce in stato di stress.
Cominci a scioperare anche lei, un lungo sciopero senza soluzione di continuità contro tutti coloro che la perseguitano senza le sia mai stato dato modo di capire il perchè. Scioperi e poi scioperi ancora, ci lasci una speranza.

domenica 2 novembre 2003

Brigate? Rosse?

Marco Cedolin

In questi ultimi giorni a cavallo fra ottobre e novembre si sta consumando uno dei peggiori crimini degli ultimi anni e come in ogni giallo che si rispetti il delitto va compiuto al riparo da sguardi indiscreti.
Essendo il crimine costituito dalla nuova finanziaria in fase di approvazione e gli sguardi indiscreti quelli degli italiani tutti ecco che ogni trovata diventa buona qualora serva a fuorviare l'attenzione delle italiche pupille.
Laddove i crocefissi e le scuole non si dimostrino bastevoli alla bisogna ecco spuntare magicamente dal "cilindro delle libertà" un fatto di cronaca che certo non può fallire come catalizzatore maximo della pubblica attenzione: la scoperta e lo smantellamento....udite udite nientepopodimeno che delle "nuove Brigate Rosse" (nuove perchè...il progresso innanzitutto, rosse perchè il terrorismo va sempre associato a quegli odiosi comunisti) e la dettagliata ricostruzione ad anni di distanza degli efferati omicidi D'Antona e Biagi.
Entriamo un attimo nel merito di questo coniglietto estratto al momento giusto dalle abili mani del prestidigitatore, anche se nel farlo avverto la netta impressione sarebbe meglio continuassimo tutti a tenere sguardo e attenzione focalizzati sulla nuova finanziaria.
Le incongruenze riguardanti le nuove "Brigate Rosse", le indagini, gli arresti e la dinamica dei delitti ad esse attribuiti sono talmente tante da far somigliare tutta l'intera vicenda più ad una forzatura della realtà che non ad un'analisi della stessa seguendo deduzioni logiche.....

.....I nuovi brigatisti sembrano aver carpito dai loro predecessori solamente la firma illustre e poco più.
Sprovveduti, distratti, maldestri, deacumenizzati fino a rasentare l'autolesionismo.
Si disinteressano dell'esistenza delle telecamere, compiono infiniti sopralluoghi sulle future scene dei delitti, inscenano perfino una sorta di "prova generale" dell'omicidio.
Il tutto naturalmente muovendosi per mezzo delle Ferrovie dello Stato in modo da potere essere più facilmente identificati nei loro spostamenti.
Il loro rapporto con la tecnologia è poi disastroso fino al parossismo, rivendicano gli attentati con schede telefoniche (quelle degli apparecchi pubblici per intenderci) che poi anzichè gettare nel primo cestino dei rifiuti preferiscono invece usare fino all'ultima lira per chiamare amici, parenti, fidanzate e compagni d'armi (eh...questa si che è una sana educazione al risparmio).

Ma non è finita qui, per evitare che qualcuno li immagini quei luddisti che non sono si premurano anche di scrivere i dettagli delle "operazioni" su computer, palmari e non, quasi invece che di attentati terroristici si trattasse di trading on line. Tali dettagli sull'organizzazione dei delitti non vengono poi neppure cancellati al compimento degli stessi, ma anzi mantenuti in memoria a beneficio dei posteri e perchè, già che ci siamo non aggiungerci anche una bella rubrichetta con nomi e indirizzi di tutti i componenti della cellula eversiva come si trattasse degli amici del golf?

A queste piccole "disattenzioni" va ovviamente aggiunto il fatto (trascurabile?) che le presunte menti pensanti dell'eversione italiana, dopo aver compiuto omicidi, sopralluoghi e quant'altro in favore di telecamera, non si danno alla macchia ma continuano invece a compiere il loro lavoro di sempre e ad accudire le proprie famiglie, in stato di continua facile reperibilità.
Se concludiamo le nostre osservazioni con il fatto che D'antona e Biagi (le vittime) non erano al momento degli omicidi persone note all'opinione pubblica, bensì solamente agli addetti ai lavori, abbiamo chiaro il quadro di questo "gruppetto fantozziano" che nella logica del terrorismo ha davvero sbagliato tutto, dai modi ai tempi, ai metodi ai bersagli stessi.

Certamente migliore figura non la fa neppure chi ha condotto le indagini, anni a brancolare nel buio in presenza di una tale scia d'indizi da costituire la felicità di qualunque investigatore dilettante, la "rivelazione" solamente con la cattura peraltro casuale di Desdemona Lioce. L'illuminazione tardiva riguardo a ciò che avrebbe dovuto essere palese sin dall'inizio, per uno strano caso della sorte proprio in questi giorni di finanziaria.
Come dimenticare oltretutto la sorte toccata al povero Michele Landi, il perito informatico che indagava sulla rivendicazione dell'omicidio Biagi trovato morto nella propria abitazione in uno dei tanti casi di omicidio-suicidio nei quali eccelle la storia del nostro paese?
E come dimenticare il quantomeno “strano” particolare della scorta tolta al povero Biagi praticamente alla vigilia dell'omicidio?
Non sarà che questo variegato groppone di presunti “terroristi sbadati” oltre a rivelarsi utilissimo nello sviare l'attenzione pubblica dai problemi seri che affliggono il paese possa in ultima istanza diventare anche il capro espiatorio (come è già successo più volte in passato) di omicidi che con il terrorismo sembravano avere davvero poco da spartire?

Sarà un particolare di secondaria importanza ma, anomalia nell'anomalia, finora nel corso delle perquisizioni che hanno preceduto, contornato e seguito gli arresti non sono state trovate armi, né traccia di un “covo arsenale”, né altre prove materiali che possano collegare gli inquisiti agli attentati in questione.
Stesso discorso vale per i presunti fiancheggiatori, alla ricerca dei quali le forze dell'ordine stanno praticamente setacciando gli ambienti dell'estrema sinistra con l'unico indizio della “ricostruzione” dei files di un computer palmare.
Brigatisti, terroristi, estremisti, comunisti, brutta gente, una storia già vista troppe volte per mantenere ancora un'aura di credibilità.