martedì 25 maggio 2004

Le idi di maggio

Marco Cedolin

E' bella questa festa della primavera, con il crepuscolo che gioca a sospingere indietro la sera, ed il primo albore del mattino che ti sorprende, mentre ancora stai assaporando il silenzioso abbraccio della notte.
E' bello questo risveglio dei sensi, il ridestarsi della natura che freme, ebbra d'entusiasmo e voglia di rinascita, l'aria che si fa tiepida, il profumo del tiglio, la vita che germoglia in ogni dove.

Quanta emozione ha ridestato in noi il magniloquio di Silvio Berlusconi, finalmente tornato alla favella, quando ormai tutti lo credevamo, perso irrimediabilmente dentro al suo mutismo.
Quanta salienza nelle sue esternazioni magicali, che hanno dato coscienza anche a noi, piccoli uomini, di essere parte di quell'umanità da lui miracolata in questi anni di ottimo governo illuminato. In questi anni nei quali il miracolo è pian piano germogliato, fino a sbocciare nel ritrovato benessere ed in questo clima festaiolo del quale tutti ci sentiamo partecipi.
Mirabolanti miracoli ed effetti speciali, nel tirare fuori dinanzi a tante faccette stupite, perfino la salma del povero Quattrocchi, fuoriuscita, come per incanto dal cappello del prestidigitatore.
Sarà lui? Non sarà lui? In fondo è passato tanto temp0, come si fa ad esserne sicuri.


I medici di stato sembrano propendere per il si, dopo lunghe ed attente analisi, che hanno portato alla luce un anello regalato dalla fidanzata, prova inequivocabile dell'identità, ottenuta grazie a tecniche di ricerca d'avanguardia che tutto il mondo c'invidia. La famiglia ha comunque richiesto l'intervento di un proprio perito, non perché manchi la fiducia nelle nostre istituzioni, ma semplicemente come contribuzione al miracolistico incremento dell'occupazione.
Il funerale si svolgerà in forma privata o si tratterà di un funerale di stato, di quelli con i tricolori, i cavalli che trottano al ritmo dell'inno di Mameli ed i carabinieri, vestiti tutti eleganti col pennacchio rosso e l'andatura ritmata che con la mente ci porta già alla sfilata del due giugno?

Il due giugno, quando sfileranno i soldati impettiti, con gli sguardi fieri, con quel passo marziale figlio di ore di allenamento nei cortili sonnolenti delle caserme.
Quando sfileranno i carri armati, sfrecceranno gli aerei da guerra, macchine di morte presentate come simulacri di civiltà.
Sfileranno fra due ali di folla plaudente, di italiani ormai americanizzati, con le loro bandierine tricolori, agitate in una sorta di tic motorio.

Ma la vera gioia dell'anima, per tutti quegli italiani che respirano un cielo a stelle e strisce, arriverà solo il quattro di giugno, quando G.W. Bush in persona, proprio lui, non sembra neanche vero, calcherà il suolo del suo alleato più fedele, dandoci la possibilità di ammirarlo in tutta la sua interezza, dopo tanta trepidante attesa.
Altri cavalli (o muli?), altri pennacchi, altre parate, altri miracoli, che germogliano, sotto al sole.

Entro un mese o poco più l'Iraq avrà un governo, suo, sì proprio suo, fatto d'iracheni veri. Non sarà un governo votato dal popolo, la gente lì è troppo impegnata a fare terrorismo, rapire, sparare, dove troverebbe mai il tempo per andare alle urne? Per adesso, ma solo per questa volta, il governo iracheno lo sceglierà G.W Bush in persona, proprio lui, che avrebbe un mare di cose più importanti da fare, ma attingendo alla propria bonomia si sacrificherà ancora una volta per gli altri.
Resteranno anche i soldati, quelli americani, inglesi, italiani, polacchi, giapponesi, e forse arriveranno anche quelli dell'ONU ed una contribuzione dei fascisti su Marte che, si sa, la loro presenza non guasta mai.
Tutti a proteggere il nuovo governo democratico ed il nuovo petrolio “del popolo”, quello che tutti gli iracheni, dimesse le armi e ormai dimentichi del terrorismo, potranno raffinare dentro le loro case, ognuno a modo suo, in completa libertà.
Non stanca mai la festa della primavera, con i suoi suoni dolci, le stellate notturne, la sua origine celtica, che si strugge in antiche melodie, senza tempo.

domenica 9 maggio 2004

Rapporti confidenziali

Marco Cedolin

Il Movimento della Croce Rossa opera nel campo dell'aiuto umanitario sulla base di sette principi fondamentali comuni, adottati dalla XXa Conferenza Internazionale della Croce Rossa svoltasi a Vienna nel 1965, che costituiscono lo spirito e l'etica della Croce Rossa e della quale sono garanti e guida. Essi sintetizzano i fini del Movimento ed i mezzi con cui realizzarli e sono nell'ordine: "L'UMANITA' - L'IMPARZIALITA' - LA NEUTRALITA' - L'INDIPENDENZA - IL CARATTERE VOLONTARIO- L'UNITA'- L'UNIVERSALITA'".
Già da questa sintetica dichiarazione si evince dunque come la Croce Rossa si proponga per sua stessa affermazione come un movimento umanitario super partes, coeso nello sforzo di alleviare e prevenire in ogni circostanza le sofferenze degli uomini, nonché sempre per sua stessa affermazione si preoccupi di diffondere l'educazione alla salute e la conoscenza dei principi fondamentali del diritto internazionale umanitario.
“Dignità per tutti” era infatti il motto che la Croce Rossa affermava di volere realizzare nel primo decennio di questo millennio.

Ho fatto questa breve premessa poiché in tutta l'aberrante vicenda delle torture compiute dai soldati angloamericani nei confronti dei prigionieri iracheni (e non solo), in tutte le vergognose notizie che giorno dopo giorno si arricchiscono di nuova vergogna e nuovi particolari, credo esista un'incongruenza di fondo che continua a tormentarmi e più scaccio il pensiero, più questo mi si ripresenta vivido alla mente.
La Croce Rossa da oltre un anno sapeva tutto ma non si è mai minimamente preoccupata di denunciare pubblicamente cosa stava realmente accadendo nei lager d'Iraq!

La Croce Rossa internazionale ha affermato in questi giorni di aver consegnato più di un anno fa all'amministratore USA in Iraq Paul Bremer un rapporto sugli abusi dei militari statunitensi nei confronti dei prigionieri iracheni, questo naturalmente in forma confidenziale, poiché l'umanità, l'imparzialità, la neutralità e l'indipendenza hanno consigliato a questi signori di guardarsi bene dall'informare il mondo intero del piccolo particolare che in Iraq i soldati americani torturavano in maniera diffusa i propri prigionieri.
Solo dopo che la Tv americana CBS, mandando in onda le prime foto ha aperto all'opinione pubblica mondiale la porta della stanza degli orrori; la Croce Rossa ha incominciato a fare dichiarazioni, asserendo di aver inviato rapporti riguardanti gli accadimenti alle autorità di Washington a quelle Britanniche nonché a Paul Bremer
E'strano come i responsabili della Croce Rossa, dopo avere informato i vertici politici degli stati implicati nei casi di tortura, non abbiano ritenuto giusto denunciare le torture (nella logica di lenire e prevenire la sofferenza degli uomini) anche presso gli organi d'informazione e trattandosi di crimini contro l'umanità, presso l'Organizzazione delle Nazioni Unite.
Molto probabilmente se questo fosse avvenuto, molti di coloro che durante questo anno sono stati ammazzati, storpiati, violentati e seviziati avrebbero conosciuto una sorte diversa.
Francamente non mi riesce proprio di capire cosa sia o voglia essere un'organizzazione che agisce come ha fatto la Croce Rossa. La pratica omertosa mal si sposa con i principi umanitari, chi sia a conoscenza di un delitto e tuteli il colpevole attraverso il proprio silenzio diventa automaticamente suo complice e poco importa il fatto che abbia sussurrato nell'orecchio dell'assassino che stava compiendo una cattiva azione.

L'impressione più attendibile è quella che anche la Croce Rossa, come l'ONU faccia parte di quelle organizzazioni che a dispetto delle belle parole che compaiono nel loro statuto si sono invece appiattite su una logica di servilismo nei confronti del potere che le gestisce e con esse gestisce a proprio uso e consumo anche i contributi che i donatori in buona fede elargiscono in tutti i paesi del mondo.Solamente una vergogna di più su questa strada dell'imperialismo coloniale d'inizio millennio già lastricata di vergogne senza fine. Strano come in questo mondo globalizzato, all'insegna dello strapotere massmediatico si finisca sempre con lo scoprire che tutti sapevano tutto, tranne noi.