martedì 3 aprile 2012

Stiamo ammazzando le nostre nonne

Marco Cedolin

L'Italia che cammina come un gambero ed è in procinto di cadere dentro a un pozzo senza fondo, può essere interamente condensata nelle misere spoglie della nonnina di 78 anni, che a Gela si è ammazzata gettandosi dal balcone, dopo avere realizzato che con la sua misera pensione, ridotta da 800 a 600 euro, non sarebbe stata in grado di sopravvivere in maniera dignitosa e con tutta probabilità neppure in altra maniera.
Un Paese che permette, ostentando indifferenza, che i suoi figli, i suoi uomini, le sue nonnine, si ammazzino per disperazione è un paese morto dentro, una landa abiotica dove l'aria ha un sapore acre che brucia nei polmoni e le coscienze più non albergano nella massa di umanoidi che tentano di mantenersi in "vita" praticando l'antropofagia.
Gli italiani che sono ancora in vita, si stanno ammazzando per disperazione ad un ritmo impressionante (oltre 4000 solamente nell'ultimo anno) senza che il circo dell'informazione e l'opinione pubblica da esso costruita abbiano mai preso in considerazione il problema. Qualche trafiletto a fondo pagina, spesso solamente sui giornali locali, affogato fra le notizie "che contano". Gli scandali della politica (ormai pensionata a ben altre cifre rispetto a quelle delle nonnine), le partite di Champions League, gli scandali del calcio scommesse, le "imprese" compiute dalla polizia fiscale, le borse di Chanel e il prezzo del gelato alla vaniglia.
Mario Monti, il boia deputato a mettere in atto la strage, campeggia sulle prime pagine dei giornali.....


dichiarando che la crisi è finita, l'Italia è un paese in salute e ciascuno di noi potrà cavalcare felice fra i verdi pascoli prossimi venturi.
Ma i verdi pascoli, almeno in questa versione terrena della nostra vita (che molti di noi stanno abbandonando) davvero non s'intravvedono e la realtà parla il linguaggio impietoso del gambero ormai a fine corsa dentro la padella.

La disoccupazione (sarebbe più corretto definirla l'impossibilità di portare a casa un reddito necessario alla sopravvivenza) sta aumentando a ritmi vertiginosi. Il potere di acquisto dei salari di chi ancora lavora e delle pensioni si ridimensiona drasticamente giorno dopo giorno e da qualche mese gli stessi hanno iniziato a ridursi anche quantitativamente. La prospettiva di fruire un giorno della pensione per giovani e meno giovani è stata pressoché annullata, nonostante lo stato pretenda da essi il versamento di sempre più elevate spese contributive. La profonda recessione, la stretta creditizia e l'aumento incondizionato della tassazione (pazzia fra le pazzie la gogna degli studi di settore, reintrodotti fin dal primo anno di attività) hanno reso di fatto impossibile carezzare qualsiasi progetto di attività imprenditoriale. Le industrie e le imprese chiudono i battenti ad un ritmo forsennato, mentre ogni anno centinaia di migliaia di persone vengono trasportate a forza nei pascoli della povertà.

Al contempo in soli tre mesi la tassazione è salita più di quanto non fosse accaduto in 20 anni di governi Berlusconi e Prodi. Il prezzo dell'energia e della benzina è salito alle stelle e continua ad aumentare (non a causa di problemi legati all'approvvigionamento ma in virtù dell'aumento indiscriminato delle accise), tutti i prezzi dei beni di consumo e dei servizi stanno aumentando di conseguenza in maniera esponenziale e non è ancora entrato in vigore l'incremento dell'IVA al 23% (vero e proprio suicidio economico) che li trasporterà ancora più su. E' stata reintrodotta l'ICI (ora chiamata IMU) triplicando il peso del salasso. Gli usurai di Equitalia e tutte le zecche ad essi correlate stanno succhiando sangue da rape ormai moribonde, nascondendosi sotto la bandiera di un'improbabile lotta all'evasione, dove l'evasore è solamente il "povero cristo" rimasto in mutande.

Semplificando all'ennesima potenza i cittadini hanno sempre meno reddito e sempre meno denaro, mentre per riuscire a campare ne occorre ogni giorno di più. Anche un bimbo che fa di conto con il pallottoliere capirebbe facilmente che una situazione del genere non può durare a lungo, dal momento che è assolutamente insostenibile.
Non si può continuare a fingere che non stia accadendo nulla, mentre la casa va all'asta e il frigorifero è vuoto, anche se stai ancora guardando la Champions alla TV, con la testa infilata nella sabbia come uno struzzo. Tutti a breve saranno chiamati a scegliere se tentare di restare uomini o vegetare allo stato di schiavi subumani che non conservano neppure più una briciola di dignità.
Ma gli uomini, qualora si decida di esserlo, non permettono che le proprie nonne ed i propri nipoti vengano ammazzati brutalmente da quella stessa macchina che loro continuano a foraggiare tutti i giorni.

3 commenti:

marco schanzer ha detto...

Finche non si ricompone la schizzofrenia della massa Italiana , il flusso di corrente tra fatti e reazione restera' interrotto .
Ricomporre la schizzofrenia della massa Italiana , non e' possibile con la riduzione dei Diritti , non e' possibile con le analisi degli scrittori .
E' "possibile" solo con l'intervento a quattrocchi degli "intellettuali" .
Scrivere analisi intelligenti , porta sollievo a lettori intelligenti , e puo' anche aggiungere qualcosa alla loro capacita' di valutazione , ma non convince i meno intelligenti o i piu' schizzofrenici .
Ritengo che "l'ntellettuale" debba scendere in salotto , al bar , al tistorante , e aiutare il processo di visualizzazione e di ricomposizione della schizzofrenia .

alessandro.sal ha detto...

Leggendo quest'altro articolo sul tema mi e' venuta in mente una delle piu' crudeli ed aberranti condanne a morte in uso del Medioevo: "Una variante eccezionale di condanna a morte, applicata in Inghilterra contro i pirati ed in ambiente cattolico, italiano e spagnolo, soprattutto contro ERETICI [e da ritenersi quindi PENA MISTA cioè di STATO E CHIESA] era il CONTENIMENTO, SIN A MORTE, SENZA CIBO ED ACQUA (per LEGAMENTO AD UN PALO IN PUBBLICA VISTA o in una GABBIA FERRATA) dei colpevoli.
Questi sventurati erano così esposti in pubblico all'orrore ed alla vergogna di una morte lenta per inedia [nel corso della quale i più ormai defedati e disidratati pronunciavano nell'estrema disperazione di una morte senza scampo o perdono (se non l'avevano fatto già sotto Tortura inquisitoriale) la CONFESSIONE PIU' AMPIA DI LORO REATI contro STATO e/o CHIESA]."
(fonte:www.culturabarocca.com/imperia/tortura.htm).
Ovvero: non gli basta ucciderci. Dobbiamo morire dicendo cio' che vogliono "loro", convincendo noi stessi e gli altri che, in fondo, e' tutta colpa nostra.

Anonimo ha detto...

Però, se fosse possibile attuare questa condanna a tutti i parassiti che hanno ingurgitato il nostro animo, i nostri averei, la nostra morale, le nostre tradizioni pensi forse che potremmo avere essere non degni?