martedì 3 luglio 2012

L'automobile non la vuole più nessuno

Marco Cedolin

Il crollo delle vendite riscontrato nel mese di giugno all'interno del mercato automobilistico italiano é di quelli da mettere i brividi anche al più inguaribile degli ottimisti. Le cifre parlano di una diminuzione delle immatricolazioni nell'ordine del 24,42% rispetto allo stesso mese del 2011, che arriverebbe a toccare il 27% se il mercato non fosse stato "drogato" attaraverso un massiccio ricorso alle offerte a km zero.
Il crollo del mese di giugno va ad innescarsi sulla drammatica diminuzione del 19,73% riscontrata nei primi sei mesi dell'anno e riporta di fatto il volume delle vendite al 1979, quando la motorizzazione del paese era ancora in corso e doveva conoscere un altro ventennio di crescita e fulgore....

Alla luce di questi dati lo stato dovrebbe incassare nell'anno in corso circa 2,5 miliardi in meno rispetto a quelli previsti, a causa della contrazione delle vendite, determinando la necessità di aumentare percentualmente la tassazione, nonostante questa operazione provocherà per forza di cose un ulteriore e più marcato calo delle immatricolazioni. Somigliando sempre più ad un cane che gira su sè stesso, nel vano tentativo di mordersi la coda.

Ostentare stupore di fronte al crollo delle vendite auto, sarebbe però un esercizio estremamente scorretto, perché esistevano tutti i presupposti necessari a determinarlo, così come esistono tutti i presupposti utili per vaticinare che il trend al ribasso si acuirà ulteriormente nel corso dei prossimi mesi e degli anni a venire.

Da un lato la motorizzazione del paese è ormai completata da almeno un decennio e le vendite di auto nuove rigurdano in larga misura quasi esclusivamente il rinnovo del parco circolante.
Dall'altro la spesa necessaria per sostenere il possesso di un'auto ha ormai raggiunto livelli estremamente gravosi che in moltissimi casi diventano insostenibili qualora si tratti di acquistare e "mantenere" un'auto nuova.

Le automobili ed i carburanti necessari per farle muovere, insieme alle sigarette, sono da sempre il target preferito ogni qualvolta lo stato abbia la necessità di reperire nuove risorse. Passando di aumento in aumento e di tassa in tassa, il costo globale di un'autovettura ha continuato a gravare in proporzione sempre maggiore sui bilanci familiari e da ormai qualche tempo è stata raggiunta la soglia critica.

La consistente riduzione del potere di acquisto degli italiani intervenuta negli ultimi anni, unitamente al crollo delle prospettive occupazionali, all'aumento dei prezzi e della tassazione, sta riportando l'auto allo status di bene di lusso, dal quale era uscito negli anni 70.
Ed essendo la nostra una società strutturata a misura di auto (prima ancora che di uomo), dove le quattroruote sono ormai diventate praticamente indispensabili per lavorare (non è forse l'auto il primo requisito richiesto in curriculum?), andare a fare la spesa, intrattenere rapporti sociali, l'unica possibilità per milioni di persone è quella di arrangiarsi con ciò che hanno o procedere all'acquisto di un'auto usata.
La spesa correlata alle auto, acquisto (spesso a rate), benzina, assicurazione, bollo, manutenzione, multe, molto spesso risulta la prima voce del bilancio familiare, perfino superiore alla rata del mutuo o alla spesa alimentare.

Ci troviamo perciò nella situazione paradossale in cui il costo di acquisto e di gestione di un bene diventa insostenibile, ma quello stesso bene è ormai radicato così in profondità nel nostro modus vivendi da rendere praticamente impossibile la prospettiva di rinunciarci.
La prima reazione a questo paradosso consisterà per forza di cose nell'evitare la prospettiva dell'acquisto di un'auto nuova, che oltre ad indebitarci con rate insostenibili comporterebbe maggiori costi di assicurazione.
La seconda reazione sarà quella di limare il più possibile i costi di gestione, magari facendo ore di coda dinanzi a un distributore che pratica qualche centesimo di sconto, non rinnovando la polizza assicurativa (oggi in Italia 3,5 milioni auto circolano senza assicurazione), non facendo la mautenzione e non pagando le multe.
La terza reazione non potrà essere che quella della rinuncia, ma in assenza di una rivisitazione radicale del modello sociale in cui viviamo, costruito in funzione dell'automobile, potrebbe trattarsi di una "scelta" drammatica.


6 commenti:

Alba Kan ha detto...

Non è che nessuno vuole l'auto...diciamo che tutti i milioni di nuovi disoccupati non ne hanno più bisogno e non possono più permettersela...
E qui si ritorna sul discorso dell'altra volta...
Se la gente non ha soldi da spendere le fabbriche chiudono...e questo vale per tutte, non solo quelle delle macchine...

C'era un vecchio detto che diceva (più o meno) "se vuoi risalire dalla fossa: smetti di scavare!"
;)

alsalto ha detto...

Visto l'argomento trattato mi permetto di consigliare la lettura del pensiero dell'urbanista anarchico Colin Ward.

Gianni P. ha detto...

S'erano fatti il conto che avremmo acquistato 3 auto a testa, 3 televisori in ogni stanza, cambiato lavatrice ogni 3 mesi etc.
Coglioni!
Non è che non si comprano più auto solo perchè non ci sono soldi.
Ma perchè avevamo giù raggiunto la saturazione.
Dovrebbero rivedere l'obsolescenza dei beni di consuno. Un frigo, secondo loro, dovrebbe durare solo 1 mese.

lelamedispadaccinonero ha detto...

dall'alto dei miei 23 anni ho sempre sentito parlare dell'industria dell'auto in crisi (soprattutto fiat)
ciò che foraggia tale industria sono le multinazionali petrolifere che dall'inizio degli anni 90 fanno i salti mortali pur di limitare le vendite di autovetture ad impatto zero anche se questo significa ricapitalizzare aziende paragonabili a zombie
esattamente lo stesso che accade con le banche

Alba Kan ha detto...

lelamedispadaccinonero ha detto...

dall'alto dei miei 23 anni ho sempre sentito parlare dell'industria dell'auto in crisi (soprattutto fiat)
ciò che foraggia tale industria sono le multinazionali petrolifere che dall'inizio degli anni 90 fanno i salti mortali pur di limitare le vendite di autovetture ad impatto zero anche se questo significa ricapitalizzare aziende paragonabili a zombie
esattamente lo stesso che accade con le banche

La FIAT è sempre stata in crisi (?) per spremere "aiuti" ai vari governi che si sono succeduti in questi anni...
La Fiat è stato un buco nero per l'Italia!
Io non ho mai creduto alle varie crisi fiat!

marco schanzer ha detto...

Si chiama CRISI quel lasso di tempo tra due guerre .