giovedì 20 settembre 2012

In India 50 milioni in piazza contro l'invasione degli Iper

Marco Cedolin
Anche se la notizia alberga solamente in un articoletto del Corriere e viene praticamente ignorata dalla maggior parte del circo mainstrem, l'intera India é semi paralizzata a causa di uno sciopero generale che sta portando in strada 50 milioni di persone. La protesta riguarda un disegno di legge che intende aprire le porte del paese alle multinazionali straniere del largo consumo, Carrefour, Tesco e Wal - Mart in primis, ridisegnando in prospettiva il mondo del commercio al dettaglio in chiave occidentale  e condannando alla chiusura decine di milioni di piccoli commercianti...


Il disegno di legge era già stato proposto una prima volta nel 2011 e poi tenuto in stand by fino ad oggi, poiché la collera popolare rischiava di mettere a repentaglio la sopravvivenza del governo. Oggi in tutta evidenza le pressioni esercitate dalle multinazionali hanno avuto la meglio sulla "prudenza" ed il governo ha deciso di riprovarci, nonostante la contrarietà alla riforma sia in tutta evidenza estremamente estesa ed i commercianti si dichiarino poco propensi a defungere senza combattere.

Leggendo questa notizia non si può evitare di tornare con la mente alla fine degli anni 80, quando sulle ali del liberismo progressista, l'invasione degli Iper avvenne anche in Italia. Le proteste ci furono anche da noi, ma generalmente rimasero circoscritte all'interno delle singole categorie, isolate le une dalle altre, totalmente estranee al mondo sindacale e ben lontane dal costituire un moto di popolo.
I sindacati e la politica veicolarono nell'immaginario collettivo il convincimento che si trattasse semplicemente del progresso che avanzava, portando in dono modernità e milioni di posti di lavoro che ci avrebbero resi tutti più felici e più ricchi, ed il popolo italiota come sempre abboccò all'amo, perché ad un politico e a un sindacalista non si può dire di no.
In qualche decina di anni, uno dei commerci al dettaglio fra i più fiorenti e ricchi di peculiarità al mondo fu di fatto annientato, lasciando senza reddito centinaia di migliaia di famiglie che vivevano agiatamente del proprio lavoro, per sostituirle con dipendenti spesso precari che percepiscono salari al limite della sopravvivenza. Mentre l'intero fatturato del settore che creava ricchezza per milioni di persone e rimetteva questa ricchezza in circolo, fu accentrato nelle mani di una mezza dozzina di multinazionali che questa ricchezza la teasurizzano o la trasferiscono altrove, magari nell'azionariato di una multinazionale degli armamenti.

Fortunatamente almeno il popolo indiano sembra essere cosciente del fatto che non si tratta proprio di un buon affare.


2 commenti:

michiamoaldo ha detto...

Chiamali sottosviluppati. Da noi continuano ad aprire e non si capisce perchè. Già, perchè nonostante i cali dei consumi e la gente senza soldi questi riesono ad aprire sempre nuovi punti vendita e sempre più grandi? Mettiamo pure che alcuni abbiano fondi da rimettere in circolazione. Chessò denaro scudato ecc, non si spiega ugualmente. O meglio io non me lo spiego.

Tina ha detto...

Questa tua pagina domani la mando a una ex collega di lavoro per farle capire cosa intendevo quando le parlavo di "presidi" per impedire che Auchan apra nell'ex area Viberti di Nichelino.

Dipendesse da me, farei sloggiare molti ipermercati a favore della piccola distribuzione, non solo per la salvaguardia del commercio spicciolo, ma per evitare che le città, con la chiusura dei negozi facogitati dalle catene della GDO diventino dormitori, una città priva di negozi, alla lunga diventa terreno fertile per prostituzione, delinquenza e spaccio di ogni cosa.

Notte buona Marco ;-))