martedì 22 agosto 2017

L'Italia che crolla a pezzi

Marco Cedolin

Il terremoto di ieri ad Ischia, con il suo carico di crolli, morti e feriti, ripropone come ormai avviene dinanzi ad ogni nuovo sisma, la polemica concernente lo stato di degrado in cui versa larga parte del patrimonio immobiliare italiano, spesso costruito senza alcun criterio antisismico ed alcune volte perfino figlio dell'abusivismo edilizio...

Un problema che non riguarda solamente le abitazioni private, ma anche gli edifici e le strutture pubbliche, se è vero che i viadotti ed i soffitti delle scuole capita che crollino anche in assenza di eventi tellurici.

Senza dubbio esistono le responsabilità dei cittadini, abituati a muoversi senza regole in un Paese che ha fatto del "tira a campà" la propria parola d'ordine e non riesce a scrollarsi di dosso il risultato di decenni di caos edilizio vissuto all'insegna del pressapochismo e del malaffare.

Ma la responsabilità maggiore è sicuramente quella di chi, pur essendo altro, dovrebbe essere uno Stato sovrano. Uno Stato che avrebbe la possibilità concreta di rilanciare seriamente l'economia italiana, investendo decine di miliardi nella ristrutturazione del patrimonio immobiliare pubblico, con l'intento di renderlo degno di un paese civile.

Uno Stato che invece d'investire laddove il Paese dimostra di avere drammaticamente bisogno, regala quelle stesse decine di miliardi alle banche per soddisfare gli interessi di un'elite, sovvenziona l'immigrazione clandestina per compiacere la UE, acquista F35 per obbedire alla Nato, costruisce il TAV o il Mose per gratificare la mafia del cemento e del tondino.

Uno Stato sovrano che di fatto non esiste più, ed è questo il vero problema con il quale, volenti o nolenti, tutti gli italiani dovranno prima o poi fare i conti se aspirano ad avere un futuro.

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